La maglia “è” la squadra
Che cos’è la maglia, nel calcio? Tutto. Praticamente, “è” la squadra. L’elemento identificativo per eccellenza. Giocatori, allenatori, staff, presidenti, sponsor… Tutto cambia. Perfino gli stadi cambiano (quello del Bologna, spero di no). La maglia, invece, resta, fa la storia ed è la storia. E nel calcio-business di oggi da mero capo di abbigliamento tecnico, diventa fondamentale oggetto di marketing nonché di merchandising. Ma per me la maglia è sempre quella, e solo una: a strisce verticali, rossoblu. Così, oggi, ero piuttosto curioso della presentazione delle nuove divise ‘home’ e ‘away’ (non che mi piaccia questo abuso dell’inglese…) del Bologna FC 1909, alla quale – per qualche favorevole e rarissima congiunzione astrale – sono riuscito ad andare presso il quartier generale “Centro Niccolò Galli”, più noto come “Casteldebole”.
Contestualmente, Bologna Fc 1909 e Liu Jo, nelle persone di Marco Marchi, Presidente di Liu Jo S.p.A, e Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, hanno anche annunciato l’accordo di partnership per la stagione 2018-19. Belle queste nuove maglie, non c’è che dire. Eleganti e raffinate, vi campeggia questo marchio premium di moda in qualità di nuovo Main Sponsor (con sede nella vicina Carpi: molto bene, azienda radicata nel territorio, e non piccola, con 338 milioni di fatturato e presenza in 50 paesi, www.liujo.com).
La maglia casalinga, con vestibilità body fit con inserti in micromesh, sul fronte si caratterizza per quattro bande verticali, rosse e blu, impreziosite da un gessato a righe verticali embossate (ovvero in risalto). Il girocollo è in maglieria mentre il retro collo (backneck) è personalizzato con l’etichetta rossoblu “LO SQUADRONE CHE TREMARE IL MONDO FA” e, sotto il collo, la scritta “BOLOGNA FC 1909”. Sul petto a destra lo stemma del Bologna, che ritorna a colori (personalmente trovavo molto chic anche il logo dell’anno scorso in ‘negativo’). La divisa è completata da calzoncini bianchi e calzettoni blu con bordo rosso. Promossa!
La seconda divisa, quella da trasferta, si rifa a una maglia dell’80-81 (settimo posto con Radice): di base bianca con righe rossoblu orizzontali solo nella parte superiore (spalle), con collo a V, e il felice tocco delle righine rossoblu sui polsi, in abbinamento a shorts blu e calzettoni bianchi con quattro righe rossoblu. Oggettivamente molto bella anche questa, con una sola perplessità sul font e sul colore dei numeri rossi di schiena. Vedremo poi la terza maglia, tinta unita, che sarà scelta dopo un sondaggio riservato ai 13.000 e passa abbonati della stagione scorsa fra quattro modelli. Si parte da bianca-platino, blu navy, azzurro tipo oltremare (Nettuno…), nero. Non sono abbonato, ma voterei nell’ordine le prime due.
Come negli anni scorsi, le divise sono firmate Macron, ennesima eccellenza made in Bologna (per la precisione, zona industriale Via Lunga in comune Valsamoggia) che oggi serve decine di club in tutto il mondo.
Non è stato per ora riferito quanto vale la nuova sponsorizzazione Liu Jo per il 2018-19, che succede alla FAAC, ma ho sensazioni positive. Il binomio calcio-moda va nella direzione giusta, a maggior ragione ora che Bologna è diventata una primaria destinazione turistica di interesse mondiale. Ci voleva proprio un marchio di forte appeal internazionale. Anzi, credo che il Bologna potrebbe e dovrebbe sfruttare molto bene le potenzialità che offre la massiccia presenza di turisti in città. La maggior parte sono attratti da gastronomia, motori, arte e cultura, ma posso portare la testimonianza diretta che l’interesse per le ‘esperienze’ (io personalmente nella mia azienda Manaresi ricevo un sacco di stranieri da tutto il mondo per wine tours) e per vivere qualche momento di quotidianità ‘da locals’ è altissimo. E fra le ‘esperienze’, oltre ai corsi di cucina, le visite tematiche, i soggiorni nelle case bolognesi con Air b’n’b, per molti, sorprendentemente, c’è anche quella di visitare lo Stadio e di vedere una partita. Perché non mettere a sistema la cosa e perché non lavorare di più sui fans esteri? E qui lancio l’idea a Christoph Winterling, il direttore marketing del Bologna. Se non altro perché anche 300 o 400 biglietti venduti in più ogni volta non sarebbero trascurabili.
Io stesso ho accompagnato miei ospiti a vedere – ahimè – il Bologna, li ho aiutati a compare il biglietto… E certe volte nei distinti sembrava ci fossero più stranieri che bolognesi (perché gli abbonati non andavano più). Il più delle volte purtroppo i risultati calcistici la stagione scorsa sono stati catastrofici, e questo non è un buon biglietto da visita per la città! In occasione di Bologna-Cittadella avevo con me una coppia di olandesi… Scioccante. L’auspicio è che grazie anche al nuovo main sponsor e alle maglie nuove il vento cambi e non debba fare più figure del genere….