La trasferta più bella (della nuova serie A) – part I

Affascinante, straniante, ma anche un po’ malinconica … Sono già usciti un sacco di articoli e foto sulla Venezia di questo periodo, senza turisti internazionali. Lo so. Ma eccomi, arrivo anch’io! Beh, c’ero già stato l’anno scorso ai primi di giugno (nella residenza alberghiera dove soggiorniamo abitualmente io e Donatella nel 2020 fummo i primi in assoluto da fuori regione). Poi ci siamo tornati quest’anno a inizio maggio, quando c’era forse un po’ più di movimento rispetto all’anno precedente (poca roba comunque). E in entrambe le occasioni avevamo accumulato un bel po’ di nuove experiences (adesso si dice così) e indirizzi da svelare (vedi anche su questo stesso blog https://bestroutes.it/venice-10-favourite-best-kept-secrets-best-kept/).

 

Però la scusa che oggi, finalmente, mi ha fatto vincere l’atavica pigrizia dello scrittore condita da un inaspettato panico da foglio bianco, è stata un’altra: la fresca conquista della serie A da parte dei neroarancioverdi del Venezia Calcio. Devo dire che nella finale play off, per quanto il Cittadella mi stesse simpatico, ho tifato parecchio per il Venezia. Il pathos mi ha ricordato un po’ quel Bologna – Pescara 1-1 di 6 anni fa (ne scrissi proprio qui: https://bestroutes.it/ricordando-una-serata-storica-in-30-000-come-un-corpo-unico/), dove eravamo un cuore pulsante di una città (in 30.000), a fronte di uno stadio vuoto per ben noti motivi. E poi l’epilogo, quasi romanzesco, del gol liberatorio segnato da un veneziano doc soprannominato “il doge” (Boccalon). I ‘caroselli’ dei tifosi sulle imbarcazioni… Molto bello!

Ho deciso quella sera che il Venezia dopo il Bologna sarà la mia seconda squadra. E la prossima stagione la trasferta del Bologna a Sant’Elena (l’isola sede dello Stadio Luigi Penzo) non me la perderò proprio!

Allora, per tifosi del Bologna e non, ecco una sorta di diario vissuto da cui prendere qualche dritta da habituè in vista della mitica trasferta sull’acqua!

Bar e pasticcerie

Per la colazione, ci piace molto Le Cafè in Campo Santo Stefano. Ok… La zona non è lontana da San Marco, ed è già un po’ turistica, però si sta molto bene nei tavoli distesi sul campo, Cappuccino ben fatto, brioche normale ma con crema stupenda, il servizio rapido ed efficiente.

In zona San Marco Rosa Salva è un bar pasticceria frequentato da veneziani, con qualche seduta all’interno, e una buona scelta di salato per il pranzo. Noi lo amavamo molto per i tramezzini (scoprirete che a Venezia sono eccezionali, a Bologna non si trovano affatto così, forse solo a Roma stanno alla pari), e ne avevo anche scritto nel 2016, ma poi ci hanno fatto pagare inopinatamente un arbitrario ‘sovrapprezzo non residenti’ (chiamiamolo così) e quindi l’abbiamo depennato dalla lista posti del cuore. Poi c’è Tonolo: inarrivabile. Qui siamo da tutt’altra parte, più verso piazzale Roma. Le paste dolci ripiene con creme (zabaione, chantilly, cioccolato), sono mondiali. Lo dico: le 10 migliori pasticcerie di Bologna non fanno Tonolo. Però non ha tavoli, quindi è più adatto da consumazione al banco.

Bacari e cicheti

Qui c’è tutto un mondo, con varie scuole di pensiero. Ecco qualche impressione a ruota libera su posti consigliati da locals o scoperti da noi. In questo caso abbiamo fatto più fatica a entusiasmarci, e rimaniamo più affezionati ai baretti di Campo Santa Margherita (ogni anno ci andiamo per l’ultimo aperitivo-pranzo prima di ripartire – vedi articoli precedenti https://bestroutes.it/venice-10-favourite-best-kept-secrets-best-kept/).

Un Mondo divino, in Salizzada San Cassian, è piccolino, frequentato da veneziani di mezza età (come noi…). Ottimo baccalà mantecato. Spritz liscio, prezzi non esagerati. Antico Remer: va molto. Si trova in una calle strettissimo ma che si allarga sul Canal Grande con vista Rialto. Al Sberlefo. Qui abbiamo cenato con solo cicchetti. Molto bene alici marinate con pepe rosso. Polpettine piccanti. Moscardini un po’ troppo tirati. Mozzarella in carrozza ok. Vini niente di speciale.

Trattorie e ristoranti

Il Paradiso Perduto è citatissimo e consigliatissimo, diciamo pure alla moda, tanto che eravamo quasi scettici. Ci siamo stati, finalmente, sia l’anno scorso che quest’anno… Approfittando della poca gente in giro. Il posto è d’effetto, shabby chic, in Fondamenta degli Ormesini a Cannaregio che da qualche anno è teatro di movida. Non ne siamo rimasti delusi. Promosse a pieni voti le sarde in saor, mentre il baccalà mantecato pensavamo meglio. Nel 2020 abbiamo apprezzato un fritto gustoso impreziosito da cappesante buonissime, gamberi e scorfanetto. Poi pesce alla griglia (sogliola buona). Primi piatti abbondanti, come i bigoli, e gli spaghetti classic alle vongole, provati invece nel 2021. Vini: sorprendentemente c’è poca scelta e anche i nomi proposti sono così così.

Lì vicino, c’è Al Timon Bragozzo, dove sempre un anno fa ci piacque il risotto (quasi accanto della stessa famiglia c’è Timon All’antico molo). Da tenere presente, visto che il Paradiso Perduto va prenotato con largo anticipo. Ca d’Oro Alla Vedova è famoso per le polpette. Effettivamente buone ma un po’ troppo salate. Ci è sembrato fin troppo noto ai turisti e a quelli che si fidano delle guide più celebrate. Anche i bigoli in salsa e alla busara erano troppo salati e tirati. Sarde in saor e gamberoni troppo acetosi. Comunque rimane gradevole.

Quest’anno invece abbiamo esplorato meglio un’altra zona, i Frari. Qui ci è sembrata degna di nota una pizzeria-ristorante, Muro Frari, finalmente un po’ diversa dalle solite commerciali, più moderna, con servizio amichevole e piatti abbondanti (almeno a maggio, con poca gente). Le pizze sono leggere ma gustose e ben guarnite. Poi siamo stati molto bene – per forza, unici clienti in una sera fredda e piovosa! – da Frarys, specializzato in cucina mediorientale, nordafricana e greca. Un progetto quasi sociale, non solo un ristorante: a rotazione, arrivano qui cuoche di tutti i paesi ad apportare idee e ricette di stampo casalingo. Noi abbiamo provato la macluba, preceduta da vari ‘tapas’ mediterranei. Aveva buone recensioni anche Oniga, che voleva essere leggermente più ricercato. In realtà non ci ha entusiasmato, pur nell’ambito di una qualità discreta.  Veramente buona solo la piovra.

Alla Giudecca, bella scoperta La Palanca, proprio sull’acqua, vicino alla fermata omonima del vaporetto. Trattoria anche da operai, con deliziosi cicchetti tra cui baccala fritto. Qui abbiamo preso anche tramezzini belli pieni e spritz.

Pellestrina: i pochi turisti che ci vanno fuori stagione sono gastronomi o amatori, o semplicemente viaggiatori curiosi come noi. Abbiamo tralasciato (per una prossima volta) un ristorante rinomato sull’acqua, da Celeste, per puntare ‘a fiuto’ sulla trattoria Al Pescatore, in un vicoletto aperto su una piazzetta e sulla laguna. No auto, casette colorate, le barche. Vera dimensione isolana e pranzo genuino che ha rispecchiato le nostre aspettative, con moeche, granseola, grigliata.

Postilla

Durante il nostro soggiorno, abbiamo visto per caso un corteo di barche tradizionali veneziane. Incuriositi, abbiamo indagato. Si trattava di un progetto culturale fra antiche società veneziane, la Società di Mutuo Soccorso fra Carpentieri e Calafati (SMSCC) e l’Associazione Arzanà, che riunisce esperti di etnografia e storia navale dell’Alto Adriatico. Stavano celebrando il ritorno di Selecta, una delle ultime gondole storiche del maestro d’ascia Giovanni Giuponi. Ebbene, questa gondola è stata restaurata dallo sponsor gruppo Montenegro, che detiene oggi Select, l’aperitivo nato a Venezia nel 1920. Il legame ‘nautico’…? Beh, molte delle erbe aromatiche (30 quelle del Select) sono giunte in Occidente grazie alla fitta rete commerciale che la Serenissima aveva con l’Oriente…

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