Bibione, superspiaggia dell’Adriatico settentrionale

Per un bolognese il mare è l’Adriatico. Una specie di liquido amniotico primordiale, dove tutti bene o male ci siamo cullati felici e sicuri, fin da piccoli: ci rimaniamo affezionati anche dopo aver conosciuto il mare vero, le Maldive e i Caraibi, o semplicemente il Sud Italia. Però non diciamo quasi mai ‘vado in Adriatico’, ma piuttosto ‘vado in Riviera’.  La Riviera Romagnola, ovviamente. Il mare di casa è quello. Difficile invece che ci venga in mente di spingerci sull’Adriatico più a nord. Jesolo? Lignano? Forse sentiti dire, ma chi è che si fa 2 ore e mezzo di strada  quando più o meno nello stesso tempo arrivi al Conero o sulla costa livornese? O a quel punto prosegui per l’Istria… Caorle? Bibione? Mah… Eppure, queste località dell’Alto Adriatico sono dei veri colossi dell’industria turistica, perfino più delle nostre Milano Marittima e Riccione, in quanto a presenze. Ci sarà un motivo, no? Ne ero sempre stato un po’ incuriosito, ma da buon bolognese non c’ero mai stato. Così, quando finalmente mi è capitata l’occasione di andare a Bibione, che è l’ultima località in provincia di Venezia subito prima del Friuli (alle foci del Tagliamento, tra i fiumi più puliti d’Italia), l’ho colta al volo. E ne sono rimasto veramente impressionato. Badate bene, parliamo di 6-7 milioni di presenze, per il 60% stranieri (in maggioranza da Germania e Austria, ovviamente per vicinanza).  Cioè di una delle prime destinazioni nazionali. Chi segue il settore del turismo farebbe bene a non ignorare fenomeni del genere. Bibione è una stazione turistica relativamente giovane, nata dal nulla negli anni 50, ad opera di piccoli imprenditori dell’entroterra soprattutto trevigiano, che hanno colonizzato queste spiagge deserte orlate da pinete. Poi è esplosa come tutte dagli anni 60-70, ma ora ha saputo stare al passo, differenziandosi dalla Romagna o da Jesolo (templi del divertimento), con un’offerta tutto natura-bici-famiglie.

Un’offerta né lussuosa né spartana, con un buon livello alberghiero e una serie di grandi villaggi e campeggi super organizzati. A differenza di Caorle o Grado, dunque, o anche di Cesenatico o Cervia, qui non c’è un centro storico (il comune capoluogo è all’interno e si chiama San Michele al Tagliamento). Ma, come a Rimini o Cesenatico dove c’è Bellariva, Marebello, Valverde ecc. e quella pletora di ‘quartieri’ con simili nomi di fantasia, qui lungo gli 8 km di litorale compresi fra il caratteristico faro (appena restaurato) a nord e la punta Capalonga a sud, si susseguono Lido dei Pini, Bibione Spiaggia, Lido del Sole, Pineda… In pratica Bibione è una specie di ‘isola’, in quell’affascinante ambiente fra laguna, pineta, terra e mare che caratterizza tutta la fascia costiera dal Delta del Po fino a Trieste. Alle spalle infatti ci sono gli specchi d’acqua Valgrande, Vallesina, Canal dei Lovi, Vallevecchia (area protetta), dove si possono fare bellissime gite guidate in barca o in proprio con noleggio (da Porto Baseleghe). Tutto un mondo misterioso, quello delle lagune, silenzioso e immoto, per chi non lo conosce, ma in realtà vivo, vivo di natura ma anche di antiche attività umane, dove si può approdare nei caratteristici casoni da pesca, alcuni ristrutturati a scopi divulgativi, altri trasformati in piccoli resort ‘spartan-chic’.

Dicevo della spiaggia, anzi, spiaggiona. Arenile lungo 8 km e incredibilmente ampio, fino a 300 metri. L’impostazione è quella classica adriatica, nel bene e nel male. Distese di ombrelloni, famigliole, mare basso. Ma con sostanziali specificità. Prima di tutto l’ordine, l’organizzazione, la quiete. Eh beh, qui c’è già qualcosa di mitteleuropeo. Nell’atteggiamento degli ospiti, ma anche nel modo di offrire la vacanza da parte degli operatori. La spiaggia, per esempio, non è ‘gestita’ da singoli ‘bagni’ o ‘lidi’ privati in concessione. Esistono solo due società che governano la spiaggia uniformemente. Ci sono ingressi e centri servizi con la cassa di accesso per determinati settori (questi sì, hanno il loro nome riferito alla traversa corrispondente). All’interno di questi macrosettori, ci sono sottosettori contrassegnati con una lettera, riservati ai vari alberghi e residence, quindi con ombrelloni e lettini inclusi nel pacchetto soggiorno. Solo bar e beach restaurant sono di proprietà indipendente, e si alternano (tutti sempre belli e curati) a 200 o 300 metri l’uno dall’altro. Rispetto alla Romagna, dove i Bagni sono numerati in ordine e a distanza regolare, sulle prime il sistema può essere leggermente complicato, ma dopo se ne apprezza l’efficienza e la razionalità.

A mio parere il fatto che non vi sia il proprietario che gestisce il suo stabilimento va un po’ a scapito della ‘brillantezza’ delle proposte e della varietà, ma è per altri versi impagabile, perché i team di spiaggia sono ugualmente molto professionali e motivati. Tutti belli inquadrati e uniti, non già un po’ anarcoidi e creativi come i bagnini della Romagna…

Un’altra prerogativa di Bibione è la qualità ambientale, suggellata da una formidabile cultura della bicicletta. Oltre a essere la prima grande spiaggia italiana dove non si può fumare fra gli ombrelloni e la battigia (e presto in tutta la superficie: vedi altro articolo qui: http://bestroutes.it/bibione-prima-spiaggia-senza-fumo/ ), un esempio molto felice, quasi un modello, è la passeggiata pedonale con separata pista ciclabile per gli interi 8 km (la Ciclabile Adriatico), dal faro alla punta, con la possibilità di collegarsi agli itinerari ‘terragni’, portando alla scoperta di un’inaspettata area di produzione ortofrutticola km zero. Un progetto molto bello e ben realizzato, favorito dal fatto che non esiste un lungomare per l’auto, bensì la strada principale è parallela alla spiaggia alcune centinaia di metri all’interno (grazie a questo i principali alberghi hanno la piscina affacciata sulla spiaggia). Veramente tutti girano in bici e anche gli alberghi di bassa categoria la forniscono, senza contare che molti ospiti se le portano da casa (ora ho capito dove vanno tutti quei camper con targa tedesca con le bici appese dietro…).

La ‘cementificazione’ ci fu eccome anche qui, ma la cura, la pulizia e il decoro urbano rendono gradevoli anche le distese di piccoli condomini e villette, tutte fiorite, in mezzo al verde. Gli alberghi, è vero, sono di architettura balneare abbastanza anonima. In compenso sono esercizi familiari, dove la proprietà ci mette attenzione, passione e investimenti per migliorare ogni anno. Come in Romagna.

Il mare? Beh, l’Adriatico è sempre quello. L’acqua è pulita, ma ovviamente sabbiosa. La sabbia è  chiara, quasi bianca. Così i colori e i colpi d’occhio sono notevoli, non quel poco invitante verde scuro-marrone che noi figli dell’Adriatico ben conosciamo in certe zone, ma più verso il verde chiaro (cristallino no, non illudetevi: sarebbe pretendere troppo). Particolarmente suggestiva è la lingua di sabbia fra la Punta di Capa Longa, dove la laguna si confonde con il  mare aperto: un angolo così deserto e selvaggio che davvero ha un che di spiaggia tropicale.

Info: http://www.bibione.com

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