Prima loro, solo loro: con un paio di sci

Solo loro, prima loro. Pochi uomini, i loro sci, le loro pale, le loro braccia, la loro forza d’animo. Elicotteri, ‘turbine’, spazzaneve, cellulari? Macchè. Purtroppo è tutto molto più ‘semplice’, ed essenziale.

APA93-19990225-GALTUER, TYROL, AUSTRIA: Aerial view taken on Thursday, 25 February 1999, by the Austrian Army of the ski resort of Galtuer, where an airbridge to evacuate tourists and residents was resumed on Thursday. The resort was hit by a massive snowslide on Tuesday killing at least 27 people, while four people remain buried under the snow, rescue officials said. EPA PHOTO APA/HBF/MINICH/HDS/kr

L’uomo di fronte alla natura. Nella neve gioiosa. Nella neve amica, che più ce n’è più mi esalto. Ma la neve la montagna (ma anche il mare, il bosco, il cielo. Tutto…) è natura. LA Natura. E comanda lei. Noi siamo nulla, con i nostri aggeggi che ci fanno sentire supersicuri. E di fronte alla troppa neve, ma che cavolo stiamo a far polemica…? Di ci è la colpa? Ma chi se ne frega, ora? Salviamoli. Solo pochi uomini (eroi), con i due semplici amati sci, sono andati su, nella bufera, a scavare per salvare le persone. Prima loro, solo loro. A questo sto pensando – ma anche a tanto altro – nelle ore della tragedia dell’hotel Rigopiano, proprio mentre si trepida per altri probabili superstiti.

E invece chi parla e straparla dando la colpa ai soliti altri, chi fa polemica senza sapere nulla, dal comodo divano del salotto, mi fa veramente rabbia.  Stiamo ascoltando “una torrenziale, inarrestabile sequenza di cavolate politico-ideologiche-dietrologiche-insinuatorie-calunniatorie-speculatorie”, per dirla con le parole che copio pari pari dall’amico e collega Stefano Tesi.

Io che la montagna e l’Appennino li conosco un po’, e so che vuol dire una bufera lassù, una cosa sola o due me la voglio concedere.

Ma perché non si è provato a trasportare d’urgenza il più vicino possibile alla strada per il Rigopiano (con camion a  rimorchio ma anche ‘con mezzi loro’) 2 o 3 gatti delle nevi requisiti temporaneamente dalle stazioni sciistiche più vicine? E poi motoslitte, una volta che fosse stata aperta una traccia? Gli uomini delle piste, con la loro abilità ed esperienza, se la sarebbero cavata meglio di tutti. E una volta là, i gattisti avrebbero potuto mettere in sicurezza alcune aree così da rendere meno dura l’attività dei soccorritori. Non c’è mezzo più veloce e potente di un gatto, altro che turbine! Certo, anch’io mi chiedo perché ci fosse ancora gente là, ma forse, se avessi prenotato una vacanza, avrei fatto lo stesso. Perché la neve è bella e amica, e l’avrei ammirata. Una seconda cosa, infine: mi ha colpito la solidarietà che lega la gente di montagna di ogni latitudine. Fra i primi soccorritori c’erano anche quelli del Soccorso alpino emiliano, precipitatisi là (sono 400 km) senza tante burocrazie. E poi, se questa notizia della valanga ha fatto il giro del mondo (era prevedibile), mi ha fatto piacere che sul quotidiano austriaco Der Standard il sindaco di Galtür, la stazione sciistica del Tirolo occidentale dove nel 1999 una valanga colossale distrusse mezzo paese e fece 33 morti, abbia espresso solidarietà: “Per noi è come essere là, sappiamo cosa vuol dire” http://derstandard.at/2000051185326/Buergermeister-von-Galtuer-Wir-fuehlen-da-sehr-mit?ref=rec . Là comunque la procura di Innsbruck archiviò il caso. Fu riconosciuta l’eccezionalità dell’evento. Perché là sanno che dopo tutto è sempre la Natura che fa e disfa.

Da noi, invece, polemiche disgustose.

nelle foto: Galtuer distrutto nel 1999

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