Psicometeo parte 2: il vento caldo dell’inverno…
Neve neve e neve (e pioggia pioggia pioggia…), fin troppa… Ora il clima è così. Ma poi non meravigliamoci se fra qualche giorno capiteranno altri scherzetti climatici, e magari faranno 15 gradi (adesso abbiamo un novembre con 11-12 gradi fissi notte e giorno, in collina come in pianura.. e poi dicono che non ci sono le mezze stagioni???). Non necessariamente il tempo ventoso e sostanzialmente mite di questi giorni è un segnale di qualche catastrofe imminente: il fatto è che abbiamo la memoria corta, e una ipersensibilità per le cose meteo. Per esempio: l’effetto Foehn (non c’entra con l’asciugacapelli!). Si fa sentire in modo paradossale non solo di qua e di là delle alte barriere montuose, fenomeno che avvertiamo chiaramente quando passiamo per un valico alpino. Ma perfino nelle città, dove possono esserci differenze perfino fra un quartiere e l’altro, anche in presenza di rilievi modesti. E’ il caso di Bologna, “una vecchia signora dai fianchi un po’ molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli”, come cantava Francesco Guccini. Ricordo perfettamente due episodi ravvicinati l’anno scorso di questi tempi, e vedrete che con questa atmosfera turbolenta di ‘mezza stagione’ capiterà presto anche quest’anno .
Ci furono repentini ed ‘inquietanti’ sbalzi di temperatura di oltre 10 gradi in poche ore.
Successe l’11 dicembre: esco alle 19 tutto infagottato, aspettandomi il peggio dopo una giornata freddissima e piovosa, ma in realtà sento un gran caldo… Ma che è? Uffa, mi toglierò il giaccone. Bene, entro in auto e sento uscire un gelo siberiano, quasi irreale. Temperatura dell’aria, fuori: 15,5 °C; dentro molto meno, perchè in pratica la temperatura della notte e della mattina, che era stata fra 0,5 e 1 °C, era rimasto ‘intrappolata’ dentro la macchina!
Successe qualcosa del genere di nuovo il 15 dicembre: esco di casa (posta nella zona sud di Bologna sotto le colline) e il termometro dell’auto segna 15 °C. Pochi minuti dopo, poso di nuovo gli occhi sul cruscotto in A13 all’uscita Bologna Interporto, cioè poco a nord nella campagna pianeggiante, e leggo 2,5 °C…. E mo’?
Meteo impazzito? Riscaldamento globale? Eventi estremi? Macchè …. : effetto Foehn.
L’origine è molto semplice: una massa d’aria umida va a sbattere violentemente, per effetto di correnti portanti sostenute, su una catena montuosa. La massa d’aria si solleva, si raffredda e rilascia su questo versante gran parte della sua carica umida (sotto forma di pioggia o neve). E quando arriva sul crinale che fa? Ormai ‘secca’, cade verso valli e pianure sottostanti, anche di 1000/2000 metri, secondo la differenza di altitudine. Questa caduta, per effetto di un fenomeno fisico che nulla ha a che vedere con i cambiamenti climatici, provoca una compressione della massa d’aria e dunque il suo riscaldamento. Un riscaldamento che può arrivare addirittura a 10 °C ogni 1000 metri di perdita di quota. Ecco spiegato il caldo improvviso e quasi irreale. Ed ecco perché a volte (come il 15 dicembre del 2018) questo effetto è più percepibile sotto la catena montuosa (eh sì, perché l’Appennino Tosco Emiliano è una catena montuosa non indifferente con i suoi 2000 metri di altezza rispetto alle pianure circostanti) che non nelle pianure adiacenti, anche se solo a pochi chilometri.
Foehn lo chiamano oltralpe (dove, essendo provocato da venti con componenti meridionali – scirocco o libeccio – le temperature di caduta possono raggiungere valori davvero alti), favonio sarebbe in Italia. Un nome dolce ed evocativo, non cattivo,derivando dal latino col significato di ‘vento che fa crescere, germogliare’. ‘Vento del diavolo’ è invece chiamato in California, ma ogni popolo ha dato il suo nome a questo vento inquietante, impetuoso e fastidioso.
E sul versante opposto, quello investito direttamente dalla massa d’aria, che accade? Effetto ‘stau’ è chiamato, ma ne parleremo in altra occasione, magari quando il nostro povero Appennino ne potrà beneficiare con copiose nevicate.
Scritto in collaborazione con Matteo Bottonelli
Nella foto: il mar Tirreno e le isole Toscane viste dal Monte Gomito, sopra l’Abetone, in una giornata ‘pazza’