Ricordi di una serata storica. In 30.000 come un corpo unico
Non esagero se affermo che la serata della promozione del Bologna in serie A, lo scorso 9 giugno, è stata una delle più grandi emozioni della mia vita di adulto. In fondo era solo un play off di serie B. Bologna-Pescara. Sai che roba. Eppure, ho capito che dovevo esserci, la città doveva esserci, e mi sono convinto una volta di più che uno deve tifare per la squadra della propria città! (da piccolo pensavo che i giocatori del Bologna fossero tutti di Bologna…e quando ho capito che non era così sono rimasto un po’ deluso). Ed ecco allora la decisione di prendere il biglietto, maturata poco a poco nei giorni precedenti. Prima avevo visto solo Bologna Varese 3-0, il giorno del trionfale giro di campo di Tacopina (a suo modo, giorno storico anche quello). E poi l’acquisto dell’armamentario necessario, maglietta BFC, sciarpa…. E il gran giorno. L’avvicinamento da casa allo Stadio. In bicicletta, come una volta. Con i fiumi di gente rossoblu in marcia nel quartiere – il Costa Saragozza è ‘il’ quartiere del Bologna, vero Luca Carboni? – verso il Dall’Ara. Che bello lo stadio in città, sotto San Luca! Non lo cambierei assolutamente per un nuovo Stadio fuori!. Emozionante. Una volta dentro – posto di tribuna laterale coperta lato San Luca, fra gli ultimi rimasti – confesso che hanno iniziato a tremarmi le gambe. Era un misto di nostalgia per passioni e divertimenti che pensavo non sarebbero più tornate, ma anche di trepidazione per la gara in sé. Non volevo nemmeno pensare a un altro anno di B. Bastava un pareggio, dai cavolo! Inizia. Un tifo spettacolare. Abbiamo una grande curva, peccato che l’acustica dello Stadio pieno di gente e la lontananza non le rendano giustizia. Inizia. Siamo abbastanza tranquilli. Equilibrio. Tensione. Non giochiamo male. Ma ecco… Gooooooooolll di Sansone, di rabbia! E’ dentro! Una liberazione! Giuro, una delle esultanze più grandi della mia storia di tifoso (e ne ho viste di partite io!).
E la sofferenza, dopo il pareggio del Pescara, una bella squadra di indemoniati (Corvino, ma che cavolo, non potevi prendere Melchiorri quest’anno???). Che sofferenza: 30.000 cuori, 60.000 occhi che hanno spinto più volte la palla fuori dalla porta, contro la traversa. Tutti in piedi. La Stadio sembrava un corpo unico che palpitava. Un vibrazione incredibile. Dai dai dai… Finita! Poi la festa! Che non è stata neanche tale, per me. Troppa sofferenza. Anche i vicini di posto, spossati e sfiniti. Lì in quel settore non si esultava neanche più. Tutti senza parole, silenti, ma dentro una gioia pazzesca.
Ho ritenuto da subito di importanza storica questa promozione, nonostante il Bologna avesse già altre volte subito l’onta della B e fosse in un modo o nell’altro risalito. Non so perché: mi sarei sentito uno di serie B anch’io, come persona, e la delusione sarebbe stata troppo grande. Mah…
Mi sono chiesto spesso, in questi mesi, il perché di questa mia esplosione di irrazionalità, culminata poi con l’apposizione di una bandiera nel balcone di casa e una in ufficio. E addirittura una sorta di influenza-raffreddore da stress subito dopo. Ho concluso invece che tutto aveva un senso. E’ vero, hanno giocato un ruolo anche certe nostalgie infantili: le marce verso lo stadio sotto il portico di Saragozza, le trasferte epiche a Firenze e a Cesena o più lontano (allora si andava in 5000…). Ma ho anche pensato che il calcio, pur con lo ‘schifo’ di questi anni, lo strapotere delle TV, i soldi più o meno sporchi, i procuratori e il sottobosco vario, ho pensato insomma che il calcio in una città è sempre storia, cultura, fa parte di te. La squadra della città sei te ed è dentro di te. La bandiera ha un valore. Il calcio a Bologna per me è lo Stadio, la Torre di Maratona, San Luca, la curva, il portico sotto cui si fa la fila, la bandiera con i 7 scudetti appesa in vecchio bar di periferia popolato solo di umarells. Sono valori. Veri.
E allora, ecco perché adesso vivo ancora con estrema sofferenza – ma anche quasi con rassegnazione, perché questo è il destino di chi ha l’ardire di tifare Bologna – le 8 sconfitte su 10 di quest’anno: non ci voglio credere che abbiamo i soldi, la società, tutto e riusciamo ad andare giù di nuovo… No dai: è appena arrivato Donadoni, non mi entusiasmava, ma poi l’ho sentito parlare e ho ripreso un po’ di speranza. Mi è piaciuto. Domani Bologna-Atalanta è di capitale importanza, decisiva e storica quasi come lo spareggio play off con il Pescara. Ma non ho preso il biglietto…
PS Postilla delle 17 di domenica dopo Bologna-Atalanta. Fffiuuu. Sollievo! Abbiamo vinto 3 a 0! non siamo mica abituati a domeniche così gaudiose! Che sia il la per la rinascita.